“Ben lungi dall’essere una personalità completamente oscura, il Führer ha sempre avuto una sorta di seconda faccia quasi femminile, con interessi romantici e vagamente decadenti. (…) In modo perfettamente coerente con questo tipo di carattere, egli coltivò fin da giovanissimo un forte interesse per un esoterismo un po’ á la page, fatto di frequentazioni prototeosofiche e attenzione verso leggende piene di mistero come quella della lancia di Longino. Una volta giunto al potere Hitler dovette, almeno ufficialmente, prendere le distanze dal sottobosco esoterico in cui si era formato: per mantenere una Germania forte e unita sotto il suo controllo era infatti necessario trattare con cattolici e protestanti. Essi non avrebbero certo potuto appoggiare un capo di Stato esoterista e mago”.
Questo breve estratto dal libro del Prof. Dolcetta, giornalista (ha collaborato con diverse testate giornalistiche Rai) e studioso di Storia e Politologia, oltre che docente di Filosofia della Politica presso l’EHESS di Parigi, mette ben in evidenza il contenuto centrale del saggio: l’anima esoterica che ha alimentato la visione politica hitleriana. Poco nota, specialmente al grande pubblico, questa influenza ha avuto invece grande presa su tutta l’impostazione pangermanica del Führer al punto da poter dire che non è tanto da ricercare nella sua “follia” l’azione d’espansione politico-militare, quanto in una precisa visione “messianica” figlia di un esoterismo teosofico, che in quegli anni era stato alimentato e si era ingrossato in organizzazioni germaniche e britanniche. Dolcetta ripercorre le varie tappe che hanno portato alla nascita del nucleo esoterico sulla base del quale si è forgiato il nazionalsocialismo, senza tralasciare di evidenziare quanto tali credenze abbiano avuto come estimatori personaggi anche molto distanti dal nazismo. È come se il filo rosso di una visione “razzista” – di una élite chiamata, per compito divino, a guidare le masse – sia stata trasversale a parti politiche anche molto distanti tra loro, e che hanno fatto della visione magico-esoterica dell’esistenza lo strumento interpretativo della realtà nel suo complesso.
Nel caso specifico, riferisce l’Autore, sulle letture mitologiche precristiane del periodo viennese – forgiate in base a una visione paganeggiante e di stampo wagneriano – s’innestano per Adolf Hitler gli insegnamenti avuti durante il periodo della detenzione, dopo il putsch fallito di Monaco, da due maestri d’eccezione: Rudolf Hess e Karl Hausofer. Durante le lunghe serate a Landsberg, Hess e Hausofer cercarono di convincere Hitler dell’importanza dei pensieri magici, della realtà pratica e misteriosa del Vril (energia associabile in qualche modo allo Spirito Santo), della necessità di sviluppare la filosofia occulta elaborata durante le riunioni dell’associazione Thule (società segreta di cui facevano parte i due maestri di Hitler e alla quale avrebbe aderito lo stesso Führer). Insomma, alla ricerca dell’occulto, già presente in Hitler, e che egli aveva associato alla razza germanica di stampo sigfridiano (eroe tragico dell’epopea germanica dei Nibelunghi), la società segreta di Thule dava tutta una impostazione più prettamente magica e…geopolitica. Infatti Hausofer, generale dell’esercito, aveva sviluppato una teoria geopolitica, fondata sullo “spazio vitale” (Lebensraum), cui poi Hitler attingerà abbondantemente nel suo Mein Kampf e più in generale nella sua visione politica. Hausofer fu iniziato, fondatore di diverse società segrete, membro eminente di quei cenacoli che prepararono l’avvento del nazionalsocialismo, ma anche uomo d’armi e profondo conoscitore sia in campo politico che spirituale. Dopo un dottorato in geografia politica e geografia strategica Hausofer elabora pian piano una visione geopolitica che, partendo dalle posizioni di un altro geopolitico tedesco, Retzel, individua nello “spazio” e nella “posizione” gli elementi base che situano una nazione sulla terra e ne condizionano le relazioni. L’intervento dell’uomo è teso così a colpire la natura e a organizzarla, sulla base del spazio. Retzel, e poi Hausofer, consideravano i popoli più o meno capaci, perché predestinati, a questa organizzazione e quindi a comandare, avendo così “diritto” sugli altri. A queste teorie, “tedesche”, Hausofer abbinerà però anche quelle britanniche di Mackinder, che considerava l’insieme massa “Prussia-Polonia-Russia”, come il “cuore” (Hearthland) dell’“isola mondo” costituita dall’Europa-Asia-Africa (World Island). Conquistare l’Hearthland significava conquistare il mondo. Ma a questa visione geopolitica – cui peraltro abbinava l’importanza strategica del dominio dei mari (fondamentale era l’unione con la Gran Bretagna) – Hausofer univa una visione mistica e spirituale secondo cui alcune razze erano fatte per dominare, altre per il commercio, altre per servire. Questo insegnamento – cui si abbeverò lo stesso Rudolf Hess, diventato suo discepolo prediletto, alla Scuola di Guerra dove insegnava Hausofer – verrà trasferito al futuro Führer che lo assimilerà e non lo dimenticherà più. Proprio in tale ottica geopolitica e visionaria insieme, deve essere letto, per Dolcetta, il viaggio di Hess in Inghilterra, presso quei circoli iniziatici che avrebbero dovuto accoglierlo (e che avevano nel duca di Hamilton l’eminenza grigia). Questo perché, secondo le leggi “scientifiche” della geopolitica hausoferiana, senza la Gran Bretagna il progetto di dominio del mondo era impensabile e la Germania avrebbe sicuramente perso la guerra. D’altra parte Hitler, sempre secondo la visione dell’Autore, era forse impossibilitato a fare diversamente – quasi per una sorta di fierezza ancora una volta di stampo sigfridiano – e non poteva non volgersi contro l’Inghilterra e la pur anticomunista Ucraina (da dove inizierà la sua fine, a Stalingrado), terra natia degli Dei germanici nella mitica Asgard. Con la fierezza del superuomo, Hitler – dice l’Autore – carica se stesso di tutte le conseguenze delle sue scelte.
Ora, l’aspetto prettamente esoterico di tali insegnamenti, continua Dolcetta, si ritrova in moltissime pubblicazioni relative alla setta SS Ahnenrbe, posta sotto il comando di Heinrich Himmler. Il nazismo non le approvò apertamente, tuttavia nel decennio 1935-1945 permise la sua realizzazione storico-culturale presso il castello dell’Ordine SS, a Wawelsburg. A questa setta Ahnenerbe, che aveva un circolo interno costituito da scienziati ed esoteristi preesistenti al nazionalsocialismo, l’Autore dedica parecchie pagine per spiegarne struttura e funzione. Dal materiale raccolto appare evidente il ruolo “messianico” che in questi circoli viene attribuito ad Hitler il quale, considerandosi superiore agli stessi circoli, vedeva in se stesso un Eone messianico capace di salvare la Germania e di far generare a nuova vita l’intera umanità.
La sezione finale del libro del giornalista-professore è dedicata a una parte della documentazione massonica che i nazisti scoprirono, e poi divulgarono tra il 1941 e il 1944, tramite la rivista “Documents Massoniques”, allorquando attinsero agli archivi sequestrati alle logge massoniche francesi e di Praga. È una sezione particolarmente interessante, anche se i documenti sono riletti tramite le lenti degli intellettuali nazisti.
Il saggio, molto interessante, lascia il dubbio che l’Autore sia influenzato dalla posizione esoterica generatrice del nazismo, che considera, lo rammentiamo, la sua disfatta come il frutto di una volontà superiore cui lo stesso Hitler in fondo non poteva sottrarsi. Interpretazione assai discutibile, che lascerebbe il dubbio circa la nascita di un revisionismo culturale e cultuale del nazismo.
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